Redazione Sarno 24 21/10/2025
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Eseguito questa mattina - rende noto la Polizia attraverso i propri canali ufficiali - il decreto della misura di prevenzione dell’amministrazione giudiziaria nei confronti della società sportiva Juve Stabia srl. Il provvedimento, notificato dai poliziotti della questura di Napoli e del Servizio centrale anticrimine, è stato emesso dal tribunale di Napoli il 13 ottobre scorso, su proposta congiunta del Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo e del Procuratore della Repubblica presso il tribunale napoletano e del Questore.
Il decreto è conseguenza dell’attività investigativa e di analisi patrimoniale, che ha consentito di accertare un sistema di condizionamento mafioso dell’attività economica della società calcistica da parte di un clan camorristico, egemone nel territorio stabiese. Le indagini si sono avvalse dei contributi di collaboratori di giustizia e di registrazioni di alcuni colloqui svolti in carcere da detenuti in regime di 41 bis, che hanno evidenziato come la gestione di numerosi servizi, connessi allo svolgimento delle competizioni sportive, sia stata nel tempo affidata a imprese e persone vicine al clan, nei settori della sicurezza, del ticketing, del catering, delle pulizie e dei servizi sanitari, nonché, fino al 2024, del trasporto della prima squadra, configurando un oggettivo sistema di condizionamento mafioso dell’attività economica della società.
L’attuale proprietà della società calcistica è subentrata in relazioni economiche di antica data, che sin dall’origine si sono rivelate sottoposte al condizionamento mafioso e rispetto alle quali non si è dotata di adeguati meccanismi di controllo e prevenzione. Questa gestione ha avuto particolari ripercussioni nel nevralgico settore degli steward, dove l’assenza di strumenti di verifica e garanzia ha condizionato la gestione, anche sotto il profilo dell’ordine pubblico, degli eventi sportivi.
Tale problematica è emersa, in particolare, in occasione della partita Juve Stabia-Bari dello scorso 9 febbraio: personale del commissariato di Castellammare ha accertato la presenza, ai tornelli di accesso della curva San Marco dello stadio Menti, riservati ai tifosi locali, di un esponente del tifo organizzato già colpito da Daspo, con ruolo attivo di filtraggio, accanto al personale steward. Anche i controlli al servizio biglietteria hanno evidenziato la presenza di punti vendita compromessi, nei quali venivano rilasciati biglietti con dati anagrafici alterati per consentire l’accesso allo stadio a persone pregiudicate e colpite da Daspo, molti delle quali vicine al clan.
L’attività investigativa ha anche evidenziato la diffusa infiltrazione da parte dello stesso clan nella tifoseria organizzata locale, come testimoniato dai numerosi provvedimenti di divieto di accesso allo stadio, anche fuori contesto, emessi nel corso della stagione calcistica scorsa. Ulteriore prova della presenza, nel tifo organizzato, di rappresentanti mafiosi si è manifestata durante l’evento organizzato dal comune di Castellammare, lo scorso 29 maggio, per celebrare la conclusione dell’ottima stagione calcistica. In tale circostanza, i rappresentanti dei tre gruppi ultras della tifoseria, alcuni dei quali colpiti da Daspo e con profili criminali, si sono proposti pubblicamente sul palco con i vertici della società, autorità civili e istituzioni pubbliche.
Il condizionamento mafioso si è manifestato anche in relazione alle scelte relative ai responsabili del settore tecnico giovanile, uno dei quali destinatario di provvedimenti emessi dalla giustizia sportiva. La misura dell’amministrazione giudiziaria, di natura non ablativa (non sottrae la società in modo definitivo ma ne affida la gestione a un amministratore nominato dal giudice), è finalizzata al ripristino della legalità e della trasparenza gestionale, interrompendo il circuito di agevolazione mafiosa e restituendo alla società condizioni di autonomia, correttezza e regolarità operativa.