Cinque arresti per frode in gestione CAS, nei guai società Castel San Giorgio
Rilevate dai Carabinieri gravissime carenze dal punto di vista igienico-sanitario
Redazione Sarno 24 01/10/2025 0
Nella prima mattinata del 1° ottobre 2025, a Mercato San Severino (SA), Roccapiemonte (SA) e Castel San Giorgio (SA), i militari del NAS di Firenze, con l'ausilio del personale del Comando Provinciale dei Carabinieri di Salerno, hanno eseguito un'ordinanza applicativa di misure cautelari personali a carico di cinque indagati (1 custodia in carcere, 4 arresti domiciliari), nonché una misura reale con sequestro preventivo di beni nei confronti di una società operante nel settore dell'accoglienza dei migranti sul territorio italiano, avente sede legale a Castel San Giorgio (SA).
I soggetti destinatari sono gravemente indiziati, in concorso tra loro, dei delitti di concussione nei confronti di soggetti richiedenti asilo sul territorio, frode nelle pubbliche forniture, nonché plurimi episodi di truffa aggravata ai danni dello Stato e numerose false attestazioni in atti pubblici. Le indagini hanno avuto origine nel dicembre 2023, quando, d'intesa con i militari del Comando Provinciale di Pistoia, il NAS di Firenze effettuava un accesso ispettivo presso un Centro di Accoglienza Straordinario di San Marcello Piteglio (PT).
In tale contesto, gli operanti rilevavano gravissime carenze dal punto di vista igienico-sanitario, dovute ad una totale incuria degli ambienti dove erano ospitati i richiedenti asilo, riscontrando la presenza di sporcizia diffusa, liquami, muffe ed incrostazioni pregresse, nonchè pessime condizioni abitative e di sicurezza, in grado di rappresentare pericolo per la salute e la sicurezza degli ospiti, oltre che per la salute pubblica.
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Venivano effettuati ulteriori approfondimenti sugli assetti della società di gestione, rilevando che essa risultava gestire (o aver gestito) altri CAS sul territorio nazionale, in particolare nelle province di Salerno, Avellino, Pavia e Arezzo. Sulla base di ulteriori e gravi elementi acquisiti, veniva avviata una manovra investigativa, supportata da intercettazioni telefoniche, analisi tabulati di traffico ed acquisizione di una copiosa documentazione relativa alla gestione dei Centri di Accoglienza.
Anche presso tali ulteriori strutture il metodo gestionale era il medesimo, soprattutto in relazione alle forniture alimentari; sono state intercettate molteplici conversazioni tra operatori della società, o tra questi ultimi ed i richiedenti asilo, nelle quali venivano effettuati espliciti riferimenti all'assenza di cibo, anche per più giorni consecutivi, alle pessime situazioni riguardanti le strutture, alla conseguente carenza di igiene ed al completo "abbandono" dei richiedenti asilo.
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L'impressionante mole di dati raccolta è stata analizzata con cura dai Carabinieri, che hanno ottenuto un riscontro documentale di significativa importanza, rilevando come - in molteplici occasioni - la società di gestione presentasse la medesima fattura a più Prefetture, ottenendo pertanto un duplice risultato: quello di far apparire una spesa compatibile con la gestione del centro e, soprattutto, ottenere il rimborso della somma da parte di più Prefetture. Nel corso delle indagini è stato appurato che le Prefetture, nell'effettuazione degli accessi ispettivi presso i CAS, hanno accertato carenze igienico-sanitarie, provvedendo in alcune occasioni allo sgombero dei CAS.
La completa analisi delle fatture presentate alle Prefetture ha permesso di rilevare che, nel periodo 2022-2024, la società aveva percepito la somma complessiva di oltre 1.200.000 euro. Considerato che i delitti in esame sono stati comunque posti in essere (anche) da soggetti posti in posizioni apicali della società, e che tali delitti sono stati commessi nell'interesse o a vantaggio della società, gli operanti hanno proceduto ad un'accurata ricostruzione degli assetti patrimoniali, individuando i saldi attivi dei conti correnti riconducibili alla società, per cui è stata emessa la misura reale con decreto di sequestro preventivo per un importo pari ad oltre 720.000 euro, ritenuto dal GIP diretto profitto dei reati.
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