Debutto nell'Agro a Corbara per il progetto "Di Food in Tour"

L'iniziativa del CTG Picentia è in programma domenica 26 maggio dalle ore 10:00

Redazione Sarno 24 21/05/2024 0

Corbara è un Comune dalla storia millenaria, tant’è che risalgono al II secolo a.C. i primi insediamenti. Alla distruzione di Nocera (216 a.C.), ad opera di Annibale, parte della popolazione superstite si trasferisce nelle zone limitrofe, in attesa della ricostruzione della città, durata trent'anni e finanziata dal Senato di Roma per ripagare Nocera della fedeltà a Roma stessa. In questo periodo, verosimilmente, si suppone abbia preso corpo il grosso del nucleo abitativo che diventerà Corbara.

I primi documenti (1010) che citano Corbara risalgono a qualche secolo antecedente l'avvento dei Longobardi e parlano di strade di collegamento, che dal paese portavano alla via Stabia, cioè all'arteria principale che univa Nocera a Castellammare. La storia di Corbara si integra inevitabilmente con quella di Nocera ed è per questo che, a seguito della seconda distruzione compiuta dai Longobardi, Nocera non rinacque più sul modello dell'urbe Romana ma come confederazione di villaggi sparsi, dotati di larga autonomia, denominata Civitas Nuceriae; la confederazione durò fino al 1806 quando, per decreto di Gioacchino Murat, vennero costituiti i Comuni.

Domenica 26 maggio, dalle ore 10:00, vi sarà l’occasione, per chi vorrà visitarla, di conoscerne aspetti culturali ed enogastronomici, grazie al progetto itinerante e tutto al femminile “Di Food in Tour”, che proprio a Corbara inaugura la prima tappa dell’Agro-Nocerino-Sarnese. Dopo i saluti dell'Amministrazione comunale, rappresentata dal Sindaco, Pietro Pentangelo, dal Vicesindaco, Monica Tramparulo, dalla Consigliera con delega alle Attività Produttive, Pina Giordano, e dalla Pro Loco, che accoglieranno tutti con un caffè di benvenuto presso la Caffetteria Baci e Abbracci-S.Erasmo, si partirà dalla settecentesca Cappella di San Giuseppe, costruita ad opera della famiglia Giordano, circondata dalle tipiche abitazioni storiche, per approfondire la conoscenza del borgo, e ci si incamminerà sino all'inizio del percorso Grotta del Caprile-Chianiello-Parco Regionale dei Monti Lattari, per ammirarne le bellezze paesaggistiche e la maestosità.

Corbara è il punto di partenza dei sentieri che raggiungono le pendici delle cime dei Monti Lattari. Il sentiero basso, che parte dal Borgo Sala, raggiunge prima il Chianiello di Angri e poi il Castello di Lettere. Risalendo poi le pendici, si può raggiungere la Grotta del Caprile, il Monte Cauraruso e il Sentiero 300, che è la via alta dei Monti Lattari sino al Monte Cerreto. Subito dopo questa panoramica sul territorio, si proseguirà alla volta dell'Eremo di Sant’Erasmo (prime testimonianze in atti pubblici intorno al 1581), da cui ogni anno, nel mese di luglio, si ripete la secolare tradizione della Calata dell'Angelo.

Seguirà una sosta presso il Ristorante Da Salvatore, dove il menù sarà a base di ingredienti territoriali, come il famoso pomodoro corbarino, il tutto innaffiato dal famoso vino di Corbara. Dopo pranzo, ci sarà modo di visitare la storica Pasticceria Nasta, con una dolce "sortita" post-pranzo a base di specialità artigianali; l'Azienda Agricola Luigi Giordano, per apprezzare le colture locali; in conclusione di giornata un approfondimento culturale presso la Chiesa Madre di San Bartolomeo, patrono di Corbara, per i saluti di congedo.

Gli atti dell'Archivio diocesano di Nocera, relativi al Sinodo, voluto dal Vescovo Pietro Strabone nel 1479, dicono che, già a quel tempo, a Corbara, esisteva una Chiesa di San Bartolomeo, tuttavia, le sue condizioni statiche ed architettoniche dovevano essere piuttosto precarie se, come risulta dalla Visita Pastorale di mons. Eusebio del 10 giugno 1526, essa viene descritta come "un'antica spelonca, diruta e non pavimentata". Nel 1587, il Sindaco Gio Angelo Giordano e moltissimi altri cittadini, attraverso una petizione rivolta al Vescovo Sulpicio Costantino, ottengono l'autorizzazione ad erigere una chiesa parrocchiale, dedicata al Santo che si festeggia ogni anno dal 20 al 27 agosto.

La Vicesindaca Tramparulo ha sostenuto: “Siamo felici di ospitare questa iniziativa, che dal 2017 sta facendo conoscere la provincia di Salerno a numerosi visitatori. Accogliamo sempre con gioia queste iniziative a Corbara, perché riteniamo, come amministrazione comunale, di promuovere maggiormente il turismo, soprattutto quello dei borghi e di prossimità. Speriamo che in futuro la nostra cittadina possa diventare un esempio virtuoso sul territorio dellAgro, accogliendo visitatori di varie nazionalità, per far vivere loro esperienze coinvolgenti a 360 gradi. Complimenti alle donne e professioniste che portano avanti questo progetto, sono molto coraggiose ma d’altronde chi non si dà da fare non ottiene nulla”.

Mina Felici, la Presidente del CTG Picentia, associazione che ha lanciato il format “Di Food in Tour”, ha aggiunto: “Le prenotazioni sono aperte sino a venerdì 24 maggio, invitiamo quindi tutti a compilare il modulo online sul nostro portale e a non perdere questo interessante tour alle porte di un nuovo territorio, che siamo pronte ad esplorare in lungo e in largo, come abbiamo sempre fatto ormai da sette anni a questa parte”.

La vicepresidente, Annamaria Parlato, giornalista enogastronomica e direttrice di Sarno24.it, ha dichiarato: “Corbara è conosciuta per il pomodoro corbarino, che ogni chef o pizzaiolo brama per le proprie creazioni culinarie. E’ un'eccellenza che presto riceverà riconoscimenti importanti a livello di denominazioni. Anticamente, però, esistevano numerose colture, come i limoni o la vite, che si stanno pian piano recuperando. Il vino di Corbara era noto anche ai Romani, tant’è che le condizioni pedoclimatiche particolarissime e irripetibili danno vita al Cruàra, un prodotto unico. Domenica si scopriranno molte situazioni interessanti, che sicuramente incanteranno i partecipanti, desiderosi di scoprire le bellezze campane”. Il Food Blog 2Ingredienti Arte&Cibo sarà media partner dell’evento.

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Annamaria Parlato 31/03/2024

Il nuovo menù pop di "Cinquanta - Spirito Italiano" a Pagani

Un menù pop o menù alla moda è generalmente caratterizzato da cibi semplici, gustosi e riconoscibili, spesso con un tocco moderno o creativo. Questi menù tendono ad essere easy ed accessibili, con piatti che richiamano la nostalgia o la familiarità, ma che sono presentati in modo fresco e innovativo. Frutto della combinazione tra piatti comfort food e gourmet, mescolano sapori tradizionali con presentazioni accattivanti. Questo tipo di proposte sono ideali per ristoranti informali, food truck, caffetterie alla moda e locali notturni, dove i clienti cercano un'esperienza culinaria divertente, gustosa e memorabile.

E’ un menu molto pop, che vuole divertire il nostro ospite, e vuole essere un nuovo punto di partenza per la cucina del Cinquanta - ha tenuto a precisare Alfonso Califano, anima del progetto paganese - Una proposta tradizionale ma molto divertente, come ad esempio la parmigiana in carrozza, il cavallo di battaglia di Alessandro Tipaldi, alias Ingordo, o la "Ricreazione", ossia la ciabatta con mortadella e provolone”.

Cinquanta - Spirito Italiano, locale di tendenza nato dall'intuizione di Natale Palmieri e Alfonso Califano circa tre anni fa, ha rivoluzionato il concetto di “bar all’italiana”, diventando un luogo di aggregazione e svago a 360 gradi, in cui si può leggere il giornale durante il momento della colazione oppure ci si può incontrare durante l’ora dell’aperitivo e del post-cena, o addirittura fermarsi per un pranzo o una cena veloce.

Il Cinquanta ne ha fatta di strada in tre anni, collezionando importanti riconoscimenti di settore, e avvalendosi della collaborazione di esperti chef, ognuno dei quali ha lasciato la sua impronta e il proprio modus operandi in ogni piatto fumante fuoriuscito dalla instancabile cucina. A completare tutto, la bravura dei bartender e del personale di sala, sempre attento a soddisfare ogni esigenza della clientela di tutte le età.

Punto di forza del locale è infatti la cockteleria, sicuramente tra le più avanguardiste del territorio campano e salernitano; riferimento stabile al momento, almeno per quanto riguarda il meridione d’Italia. Il “Lasciati andare” del Cinquanta, originale claim in arancione fluo, quindi, coinvolge il palato in ogni sua declinazione. La mixologia artigianale qui rappresenta l'arte e la scienza della creazione di cocktail unici e di alta qualità, attraverso l'uso di ingredienti freschi, tecniche avanzate e una profonda conoscenza dei sapori e degli equilibri gustativi.

Al Cinquanta si pone una grande enfasi sull'uso di materia prima d’eccellenza, come distillati premium, liquori artigianali, sciroppi fatti in casa, succhi freschi, erbe aromatiche, spezie e infusi botanici. L'obiettivo è creare cocktail che esaltino i sapori naturali degli ingredienti e offrano una esperienza gustativa superiore. I bartender del Cinquanta sono maestri nell'utilizzare una varietà di tecniche di preparazione, tra cui l'infusione, l'affumicatura, la carbonazione, il fat-washing (aromatizzazione del liquore con grassi come il burro o il lardo) e il sous-vide (cottura a bassa temperatura). Queste tecniche permettono di creare cocktail con sapori e aromi intensi e complessi.

Da pochi giorni è stato presentato il menù firmato dal farmacista e food blogger Ingordo, ricco di interessanti novità. “Abbiamo cercato di porre al centro del progetto il cibo nazional popolare, che parte dall'Italia ma si lascia andare ad influenze internazionali, come ad esempio le nuggets con pollo scucchiato o il padellino paganese con carciofo e pancetta di Rubia Gallega”, ha affermato Alessandro Tipaldi. Le proposte prendono ispirazione dalle tapas, piccoli piatti tradizionali della gastronomia spagnola, serviti come antipasto o come accompagnamento a una bevanda.

La parola "tapas" deriva dal verbo spagnolo "tapar", che significa "coprire". L'origine di questo termine e del concetto di tapas ha diverse storie e leggende che ne raccontano la nascita. Una delle storie più popolari vuole che le tapas siano nate come un modo per coprire le bevande con un pezzo di pane o un altro alimento, per prevenire l'ingresso di mosche o polvere. Gli spagnoli avrebbero poi iniziato ad aggiungere sopra questi "coperchi" piccoli piatti di cibo, dando vita alle tapas come le conosciamo oggi.

In carta funziona bene il pane, pomodoro e scottona, che prende ispirazione dal “pan y tomate”, dove però al posto dello jamon iberico c’è un carpaccio di scottona selezione Baraonda e il pomodoro viene grattugiato e condito con olio, aglio, basilico, sale e pepe. Anche le fifty nuggets in chiave italiana, da intingere nella mayo al lime o nella barbecue della casa, sono goderecce e si lasciano divorare come le ciliege, poiché al loro interno c’è del pollo scucchiato cotto lentamente e sfilacciato, succoso e molto campagnolo, a cui è abbinato il cocktail "Casa Maria" a base di vodka alla provola affumicata, pomodoro pelato e passata di pomodoro Casa Marrazzo chiarificati, salsa di soia, tabasco e basilico.

Siamo molto felici di questa collaborazione perché punta a migliorare la nostra offerta food, sia per la pausa pranzo che per la cena - ha dichiarato Natale Palmieri, il bartender classificatosi al 2° posto alla World Class Italy 2022 e colonna portante del progetto Cinquanta - Inoltre abbiamo arricchito la nostra selezione di materie prime con collaborazioni di livello: alcune storiche, come quella con Casa Marrazzo Conserve, che ci accompagna fin dall'inizio, altre nuove, come quella con Peppe Menichini del Baraonda, che seleziona e confeziona dei salumi appositamente per noi”.

Interessanti anche la “tartare è tonnata” con carne di filetto del Salumificio Fezza, condita con la salsa tonnata composta da mayo, uova sode fredde, capperi, tonno e cucuncio con polvere di limone per guarnire, abbinata al cocktail “Death in the afternoon” con alsace riesling dopp&irionn, la fee assenzio, angostura orange, la parmigiana in carrozza e il polpo e patate da gustare con un “London Calling” in cui c’è del gin bombay premier cru, sherry tio Pepe Palomino Fino, succo di limone, zucchero e angostura orange.

I padellini sono imperdibili, frutto di ricerca e perfezionamento di Alessandro Tipaldi, allievo e amico di Gabriele Bonci. Gli impasti hanno un’idratazione dell’80% e la maturazione è di circa 36 ore. La maturazione viene realizzata con doppio pre-fermento: un poolish idratato al 100% e una biga al 55%. Questi due preimpasti vengono uniti dopo aver fatto 24 ore di fermentazione e fatti rifermentare altre 12. Prima di infornare, viene aggiunta salamoia di pomodoro.

Consigliata la Cosacca 2.0 ma ancora di più la Paganese multicereale ripiena, che vuole onorare uno dei prodotti simbolo di Pagani, il carciofo. Nel periodo pasquale viene mangiato arrostito assieme a salumi e formaggi. A completare l’imbottitura ci sono del primosale e pancetta di Rubia Gallega. I profumi di questa focaccia vengono esaltati se abbinati ad una birra California West Coast IPA 6,3% vol. di Mastri Birrai Umbri, dal colore dorato corposo e velato, spuma a grana fine, molto persistente. L'aroma è caratterizzato da note agrumate, erbacee e resinose di luppolo appena raccolto. Il gusto si basa sull'amaro del luppolo con lievi note di malto, una birra medio-leggera con un'elevata persistenza retro-olfattiva.

Per concludere, si può ordinare una pizza di gallette al “Limoncello Nazionale”, con i biscotti bagnati al limoncello e ripieni di crema pasticcera al limone, servita con un cocktail “Delizia al limone” composto da gin bombay premier cru, limoncello nazionale, liquore al cacao bianco e panna fesca.

Oggi, i bar sono una parte integrante della cultura moderna in tutto il mondo, continuano a evolversi, offrendo nuove esperienze e opportunità per socializzare in un ambiente confortevole e accogliente; Cinquanta - Spirito Italiano ne è un esempio lampante e vincente.

Cinquanta Spirito Italiano è un cocktail bar all’italiana nato nel 2021 a Pagani, in provincia di Salerno. Nel 2021 Gambero Rosso lo inserisce tra i “Bar d’Italia”, mentre Bargiornale lo elegge “Bar Rivelazione d’Italia”. Nel 2022 e nel 2023 viene nominato tra i primi 200 bar al Mondo da “500 Top Bar”. Nel 2023 viene nominato come il miglior “Bar Team dell’Anno” d’Italia secondo Bargornale, alla nona edizione dei Barawards, mentre il bartender Emanuele Primavera riceve il premio come “Best Bartender under 35” alla quarta edizione dei “Food & Wine Italia Awards 2023”. Nel 2022 colleziona il secondo posto come “Miglior Bar Team d’Italia” secondo Bargiornale; nuovamente inserito tra i “Bar d’Italia” secondo Gambero Rosso; il general manager Natale Palmieri si classifica al 2º posto alla WorldClass Italia; il bartender e direttore di sala Emanuele Monteverde si classifica al 2º posto Patròn Perfectionist Italia.

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Redazione Sarno 24 18/02/2025

San Valentino Torio, un successo la "Sagra d'a Purpetta 'e Pastenaca" 2025

Grande successo, anche nel 2025, per la Sagra d'a Purpetta 'e Pastenaca di San Valentino Torio, che si conferma, anno dopo anno, come uno degli eventi culinarie e culturali più attesi della regione. Questa manifestazione, nata nel 1982, non solo celebra la tradizione gastronomica del territorio, ma rappresenta anche un’importante occasione di aggregazione sociale e di promozione del patrimonio locale.

La "purpetta", una polpetta tradizionale preparata con ingredienti freschi e genuini, è il piatto simbolo della Sagra. Ogni anno, chef e cuochi locali si riuniscono per offrire ai visitatori una varietà di ricette, ognuna con un tocco personale che rifletta la storia gastronomica del posto. Accanto alla purpetta, non può mancare la pastinaca (la carota, sostanzialmente), un tubero dalle proprietà nutrizionali straordinarie, preparato in modo da esaltarne il sapore e la versatilità.

L'evento attira visitatori da diverse zone della Campania, contribuendo così all'economia del territorio. Gli imprenditori hanno l’opportunità di mettere in mostra i propri prodotti, promuovendo artigianato locale e specialità gastronomiche. Negli ultimi anni, la manifestazione ha posto un’attenzione particolare alla sostenibilità. È crescente l’uso di materiali biodegradabili e il supporto per pratiche di agricoltura responsabile. Un modello di crescita che guarda al futuro, senza dimenticare le tradizioni del passato.

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Annamaria Parlato 24/06/2025

"Volta del Fuenti", parte dal verde il racconto in cucina del sarnese De Blasio

Sospeso tra macchia mediterranea, cielo e mare, ai Giardini del Fuenti (struttura a Vietri sul mare gestita dai fratelli Alessandra e Pier Luigi De Flammineis) il ristorante fine dining "Volta del Fuenti", sorto nel 2022, è un punto di vista sul mondo. Una lente attraverso cui osservare la Costiera Amalfitana, la natura, il tempo, e se stessi. A guidare questa visione è lo chef Michele De Blasio, che nella sua stella Michelin, conquistata nel 2024, ha trovato non un traguardo, ma un punto di partenza.

De Blasio è originario di Sarno, nato nel 1985 ha accumulato esperienze in Italia e all'estero, lavorando con chef rinomati come Riccardo Camanini, Pierre Gagnaire, Pino Lavarra e Alain Ducasse. Il suo racconto al Volta del Fuenti parte dal verde – inteso come colore, pensiero, coscienza – e si traduce in piatti che riflettono la vita, la terra e il mare, con un lessico nuovo, colto e sostenibile. Nel mondo di De Blasio, il verde è un pigmento e una presa di posizione. È la foglia, l’alga, l’erba, ma anche ciò che è giovane, vivo, non addomesticato. È l’ingrediente primario e la traccia emotiva che collega ogni piatto alla terra e al tempo presente.

La brigata in cucina, guidata dallo chef, segue un “orto-ritmo” che privilegia prodotti locali e raccolti nel giorno, con percorsi stagionali e zero sprechi: erbe e alghe che arrivano dal giardino sotto la terrazza, vegetali recuperati in essiccazione e fermentazioni spontanee, in perfetta armonia con la filosofia dell’ambiente. Ad accompagnare l’esperienza, in sala, c’è il salernitano Wladimiro Giordano, restaurant manager e narratore d’atmosfera, che costruisce un perfetto controcanto enoico ai piatti dello chef con abbinamenti ricercati, dinamici, che rispettano il territorio e amplificano l’eco dei sapori.

Si comincia con un viaggio multisensoriale tra flora e fauna della Costiera Amalfitana: uno snack di benvenuto che è insieme manifesto e gioco. Dalla finta oliva di portulaca al tacos vegetale con gel di polpo e misticanza, ogni finger è una micro-scenografia. Una stella marina con mousse di tonno, plancton e cipolla locale, una crostatina con ragù di totanetti, polvere di capperi e spuma di patate avvolta da lardo di totano, e ancora alice affumicata in crosta di pane alle alghe, gel di salsa ponzu e stravecchio di bruna alpina, fino alla sorprendente cozza e pecorino, servita con la sua maionese nel suo guscio ricostruito al nero di seppia e pecorino totalmente edibile, ricoperto di salicornia ed erba cipollina con i suoi fiori.

Non mancano ironie campane, come l’asinello vietrese ripieno di insalatina di “per e o muss” o il cavalluccio marino in tuile di parmigiano con crema di limone bruciato, finocchietto marino e alla base alghe Gracilaria Hayi: piatti che uniscono arte e territorio, gioco e memoria. Si abbina a questi assaggi marini e vegetali il Rosé de Noirs Nature di Nicola Gatta, spumante metodo classico da uve Pinot Nero, nitido e raffinato, le cui bollicine affusolate si sposano con grazia con la mineralità marina e le note verdi, restituendo al palato un’armonia di freschezza, erbe e accenni di frutti rossi croccanti. Sfumature di fragoline selvatiche, pan brioche e cedro emergono con eleganza. Gatta, vignaiolo biodinamico del Franciacorta, predilige fermentazioni spontanee e packaging riciclato, un’allineamento totale con la filosofia del ristorante.

L’antipasto, “Frutta secca con spinaci e sesamo”, è una rivisitazione vegetale del foie gras che gioca con le consuetudini francesi e la convivialità campana dell’usanza dello “spasso”. Un piatto spalmabile, evolutivo, che si accompagna a pane al sesamo e si muove tra dolcezza, tostatura e note vegetali con delicatezza disarmante. Poi arrivano i ravioli di farina di piselli, ripieni con piselli centogiorni in crema e serviti con una spuma di lattuga, piselli sbucciati nel piatto e cipollotto nocerino bruciato. Un quadro astratto verde su verde, un omaggio a Rothko e alla profondità che il monocromo sa evocare.

A completare e amplificare questa doppia espressione vegetale, il Sancerre L’Authentique 2023 di Thomas Labaille, Sauvignon Blanc di purezza lapidea e freschezza tagliente, che illumina la verticalità dei piatti con tratti agrumati, erbe fini e un fondo gessoso che richiama la profondità della terra da cui nascono spinaci, piselli, cipollotti, chiaro omaggio all’Agro Nocerino-Sarnese.

Come secondo, il dentice cotto a bassa temperatura con tè nero affumicato cinese Lapsang Souchong, limone in tutte le sue forme (scorza, foglie e polvere) ed erbe rafanate conferma la capacità dello chef di muoversi tra mare e orto, tra Asia e Campania, tra affumicato e agrumato, restando sempre fedele al pensiero del verde. In abbinamento, il Pinot Gris Greywacke 2021, espressione neozelandese di intensità e misura, avvolge il piatto con una tessitura ampia e vellutata, che unisce pera matura, spezie leggere e mineralità fumé, ricalcando la scia del tè e aprendo uno spazio gustativo ampio e profondo.

Altri capolavori sono i grissini all’olio d’oliva, sottilissimi e tirati a mano; la focaccia ai grani antichi e semi idratata all’80% con 36 ore di lievitazione, su cui spalmare burro montato al momento, ricavato da panna di primo affioramento di latte di vacca Jersey; il pane sfogliato al pepe nero, miele di abete e sale maldon, un must dello chef, la cui particolare forma può ricordare sia una torta di rose sia un soufflè arioso che crea dipendenza al primo morso.

Il pre-dessert è una “limonata da bere” – infuso di verbena, cetriolo, kefir lime, erbe spontanee – che rinfresca e purifica, come un piccolo giardino liquido. “Chi è il Moro?” è un dessert concettuale e divertente, ma anche riflessivo sul tema della crisi d’identità: un medaglione di cioccolato bianco dipinto con una testa di moro che strizza l’occhio, con una ganache interna al cioccolato fondente, alternata a liquirizia e aglio nero fermentato, è accompagnato da un bignè servito nella sua coppetta di porcellana con gelato al cioccolato fondente bianco, ottenuto dall’infusione dei semi di cacao. A tavola arriva anche una frase di Pirandello, che ricorda come l’identità sia una realtà sfuggente, frammentaria, e mai completamente conoscibile: "Ciò che sappiamo di noi stessi è solo una parte, forse una parte molto piccola, di chi siamo veramente". L’abbinamento con lo Ximénez-Spínola Pedro Ximénez Sherry Solera 1918 è sontuoso: note dense di datteri, fichi secchi, liquirizia, tabacco e resine antiche, che si intrecciano perfettamente con il registro profondo del dolce, chiudendo la degustazione come un sipario ricamato, denso di simboli.

Sbalorditiva la piccola pasticceria, composta da caramella Rossana ricostruita con pera osmotizzata alla mandorla con la sua velina edibile; mini sfogliatella napoletana riccia di sola mela e farcita con una crema della mela stessa all’acqua senza latticini e aroma di liquore Strega; Ferrero Rochè in foglia d’oro con pirottino di carta commestibile ripieno di melanzana alla cicoccolata e granella di nocciola, servita con un Kona Coffee Hawaiian dal gusto ricco, morbido, sapore di cioccolato fondente e acidità delicata.

L’intero percorso è costruito con coerenza estetica e profondità intellettuale, in cui ogni piatto è un frammento di un racconto più grande: quello di una cucina che osserva la natura con rispetto, che parla la lingua del tempo e che fa del verde – colore, etica, visione – il proprio centro poetico. Volta del Fuenti è un giardino narrativo affacciato sul Mediterraneo, dove il futuro ha il sapore della terra e il profumo del mare.

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